Il lavoro del bambino

Il lavoro del bambino

Spesso i genitori si spaventano quando sentono associare il termine “lavoro” alle azioni del proprio bambino. Ma la scelta di Maria Montessori di definire così l’attività infantile nasce proprio dal bisogno di dare la giusta importanza a ciò che il bambino fa liberamente.Il bambino, infatti, più che giocare lavora alla costruzione di sé. L’impegno delle sue mani nell’aprire e chiudere un cassetto, nell’impilare cubi, nell’infilare un bottone in una fessura, è reale, serio, fondamentale per lo sviluppo delle competenze manuali, di coordinamento, di orientamento e quindi di sviluppo intellettuale.
L’importanza della ripetizione di un gesto

Il bambino cerca nell’ambiente ciò che può dargli nutrimento psichico e arricchimento intellettivo, ci si avvicina e ci si dedica con devozione, concentrazione ed estrema serietà. Il bambino entra nel flusso della concentrazione naturalmente, senza che ciò gli venga insegnato. E’ un “maestro interiore” a guidarlo verso le attività che lo portano al proseguimento del suo sviluppo fisico e psichico.

“…il bambino finisce per immergersi nel suo esercizio con tale intensità d’attenzione, che non si accorge più delle cose circostanti e continua a lavorare, ripetendo l’esercizio uniformemente decine e decine di volte consecutive. Questo è il fenomeno della concentrazione e della ripetizione dell’esercizio, a cui è collegato lo sviluppo interiore…”
Maria Montessori

Capire il bambino al lavoro

Spesso l’adulto non comprende la motivazione che spinge un bambino a compiere una certa attività e quindi si sente di poter interrompere il bambino perché “sta solo giocando” (dal latino iocus, ossia scherzo, burla) e il bambino, che non sta affatto giocando, di conseguenza si arrabbierà moltissimo. Questa reazione viene chiamata, solitamente, capriccio.

“È tardi! Bisogna uscire! Dobbiamo mangiare! Prova con questo! Perché continui a spostare quegli oggetti?!” ed ecco che il bambino si vede interrotto nel suo lavoro. Ma il bambino al lavoro non è un piccolo adulto al lavoro: la modalità di azione, ma soprattutto la finalità, sono molto differenti. Quando un bambino lavora, non lo fa per raggiungere uno scopo ma per il puro piacere di lavorare alla creazione di sé, della sua psiche e del suo corpo. Agisce attraverso la ripetizione di un esercizio più e più volte e la fine dell’attività è dettata da motivazioni interne, e non esterne e sociali. Non sarà neanche la stanchezza a sospendere il suo agire, in quanto è proprio al termine del lavoro che il bambino si ritrova pieno di energie e rafforzato.

La legge del minor sforzo associata al massimo risultato,infatti, è propria del lavoro dell’adulto, del lavoro produttivo, contestualizzato all’interno dell’ambiente sociale e super-naturale che l’adulto si è costruito. Ciò, però, non fa parte delle caratteristiche del lavoro del bambino il quale, invece, impiega grandi quantità d’energie senza sofferenza e sacrificio, ma con naturale e istintiva dedizione.
Favorire la concentrazione

È facile riconoscere un bimbo che sta lavorando: il suo viso è serio, il suo corpo è composto, le sue mani si muovono lentamente e distrarlo è difficile. Un bambino che non è impegnato costruttivamente in un’attività è disordinato, caotico, parla e agisce in contemporanea, distoglie lo sguardo dal lavoro, non usa con attenzione il materiale ed è un bambino che necessita di essere accompagnato verso la ricerca di un’attività costruttiva. Perché Montessori ci dice che l’educatore deve sussurrare con i bambini? Per non disturbare e favorire la sua concentrazione.

Il bambino imparerà in pochi anni che non esistono solo i suoi bisogni, ma che esistono anche quelli degli altri. Imparerà ad ubbidire alla volontà di qualcuno dopo essersi allenato ad ubbidire alla propria. L’accoglienza, la pazienza e la delicatezza con cui ci avvicineremo a un bambino che sta lavorando lo aiuterà a crescere in modo armonico ed eviterà di fargli vivere momenti di frustrazione e rabbia. Spesso l’interruzione del bambino è inevitabile, ma tante volte, invece, l’interruzione è una mancanza d’attenzione.

Quando un bambino sceglie liberamente a cosa dedicarsi, permettiamogli di avere il tempo e il silenzio che merita, e quando ciò non è possibile, cerchiamo almeno di accogliere con pazienza e gentilezza la sua contrarietà spiegandogli il perché delle nostre decisioni e riconoscendo il grande sacrificio che egli compie nel rispondere alla nostra volontà.

di Annalisa Perino – Formatrice montessoriana, Biella

Fonte: Uppa.it

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