Montessori e la primissima infanzia

Montessori e la primissima infanzia

Maria Montessori nella sua intensa vita di osservazione e di diffusione di ciò che andava scoprendo, ha cominciato già nei primi anni Venti ad evidenziare i poteri psichici del bambino dei primi tre anni con l’evidenza dei periodi sensitivi iniziali (linguaggio, movimento e ordine/orientamento sopra descritto – vedi Il Bambino in famiglia e Il Segreto dell’infanzia, Garzanti ) e una grande considerazione per le condizioni e i bisogni del neonato, a partire dal riconoscimento di lui come persona sensibile che comunica e che è altro da sua madre (e non un’appendice di lei come era d’uso ancora negli anni Trenta-Quaranta).

Una sua allieva che l’aveva costantemente seguita dai primi corsi a Roma, Adele Costa Gnocchi e che aveva sperimentato a lungo la realtà educativa di una Casa dei Bambini e di una piccola scuola elementare – dopo la guerra a partire dal 1947 e in accordo con la sua maestra, decise di fondare la Scuola Assistenti all’infanzia (Montessori) per lo studio del neonato e dei primi due anni di vita (vedi Radici nel futuro di GHF, ed. La Meridiana).

Le osservazioni accurate nelle sale/parto, nel brefotrofio di Roma e in famiglia e le prime esperienze condotte dalle allieve e dalle diplomate della Scuola AIM dettero risultati appassionanti: le risposte dei neonati a trattamenti di cura delicati e personalizzati, l’aiuto alle madri per l’allattamento materno, la scoperta che il neonato ha elevate capacità di autoregolazione, primo passo nello sviluppo – lentissimo – dell’indipendenza, ma al tempo stesso un assoluto bisogno di protezione tramite la stabilità delle sensazioni, dei ritmi, insieme a un’acutissima sensorialità che lo mette in relazione con la madre, tutte esigenze molto facili da alterare, da confondere.

Molto presto – dopo la protezione da eccessi di luce, di spostamenti, di contatti dei primi quindici giorni – manifesta curiosità verso l’ambiente: movimenti, guardarsi intorno, ascoltare sono le prime forme evidenti del suo essere attivo.Il neonato vive di latte e di amore, diceva Costa Gnocchi, sentimento che si esprime in concreto con la continuità delle esperienze di cura, con l’osservazione continua ed equilibrata delle sue reazioni, per capire quali risposte dare.

Contro l’idea che abbia bisogno di stimoli frequenti e arbitrari, le Assistenti AIM sviluppavano un’attenta sapienza circa le risposte personalizzate che ogni neonato /a si aspetta. L’accompagnamento delle madri alla comprensione del linguaggio nonverbale dei loro piccoli – la vecchia regola delle Casa dei Bambini: osservare prima di intervenire – si scopriva sempre valida e i bambini rispondevano con uno stato di tranquillità eccellente, con ritmi di sonno e di alimentazione “guidati” da loro stessi, fortissima riduzione dei pianti, stato generale di benessere constatato con meraviglia dai pediatri.

Nel frattempo già negli anni Cinquanta l’indagine di Costa Gnocchi e dei medici interessati a costruire con lei una diversa accoglienza al neonato si rivolgeva a una considerazione nuova del parto/nascita – erano gli anni in cui persino papa Pacelli accettava di riconsiderare il biblico “Partorirai nel dolore” e le prime anestesie, ma anche gli anni della psicoprofilassi ostetrica, che dalla Russia si era affermata in Francia e quindi di un diverso modo di venire al mondo del bambino, non oggetto da espellere, ma protagonista attivo quanto la madre.

Le esperienze condotte dalla ginecologa Alessandra Scassellati in sintonia con Costa Gnocchi misero in luce le conseguenze positive per il neonato e per il rapporto madre/bambino di un diverso modo di partorire e di nascere: 24 anni prima di Leboyer!
(Vedi Educazione per un mondo nuovo Garzanti; L’Associazione “Centro Nascita Montessori” di Roma in edizione trilingue, in italiano il volumetto con copertina azzurra, a cura de “Il quaderno Montessori” 1995 e ancora Radici nel futuro).

Quando la Scuola AIM divenne statale (1960), Costa Gnocchi fondò, sempre a Roma, il Centro Nascita Montessori allo scopo di approfondire la realtà neonatale e i particolari dell’accoglienza:

  • quale letto, quale vestiario,
  • come rispondere in modo corretto alle differenze profonde che emergono in ogni bambino e in ogni coppia madre-bambino;
  • quale preparazione alla nascita per le gestanti e per le coppie,
  • attenzione alle cure naturali e alle esigenze sensoriali dei primi mesi, alle esigenze di movimento che via via si manifestano in tempi e modi personalissimi,
  • come evitare di sovrapporre (o sostituire) la personalità adulta del genitore o dell’educatore a quella nascente del piccolo bambino,
  • come non intervenire, non addestrare mai all’uso di un oggetto, ma riservare l’attenzione al nostro modo di toccare, spostare, mettere, senza mai anticipare.

Queste modalità di relazione sono analoghe a quelle attuate da Emmi Plkler negli stessi anni, senza averne reciproca conoscenza (ma anche Pikler aveva incontrato Montessori e questo aveva forse contribuito a orientare nel senso dell’indipendenza l’intervento con il bambino (curare in ogni minimo particolare i contatti con il corpo del bambino e lasciarlo totalmente libero nel gioco).

Per molto tempo nel CNM si lavorò sulla continuità dei rapporti madre/bambino ritardando il più possibile l’affido precoce ad altri o l’ingresso in una struttura esterna prima dei 14-18 mesi di vita, ma l’aumento del lavoro femminile fuori casa e l’apertura dei primi Nidi aziendali negli anni Settanta portò lentamente a un inevitabile adattamento alle nuove esigenze sociali, senza però che fosse il piccolo a farne le spese e quindi:

  • come preparare l’ambiente?
  • Come ambientare gradualmente un bambino così piccolo a una situazione sociale?
  • Come organizzare una piccola collettività preservando le esigenze individuali?
  • Quali oggetti di gioco? Come e dove metterli perché fossero i bambini stessi a sceglierli secondo il loro desiderio e interesse e le loro capacità motorie?
  • Come assicurare un rapporto individualizzato durante i momenti di cura? I criteri Montessori “Segui il bambino” anziché imporgli oggetti e modi di essere e Ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo risultarono nelle nuove esperienze fin dal principio validissimi: la libera scelta, l’ambiente e l’orario su misura dei piccoli presenti e non il contrario, nessuna sollecitazione a bruciare le tappe, nessuna stimolazione diretta nemmeno a bambini con difficoltà, studio molto accurato degli oggetti di gioco, spesso fabbricati dalle stesse educatrici, data la povertà del mercato per i più piccoli.

A fine anni Settanta incontrammo Pikler e Goldschmied e appassionante fu la constatazione dei percorsi paralleli costruiti tra il CNM e le loro realizzazioni.

(Il CNM pubblicò in occasione del suo Congresso Internazionale Montessori nel 1996 una Striscia dal 1863 al 2000 per rappresentare la diffusione dello studio e delle realizzazioni sui primi tre anni di vita, accanto a quelle delle successive fasce di età, in varie regioni del mondo).

Fonte: Il quaderno Montessori

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